Io mi sono risposta molto tempo fa, probabilmente ancor prima che mio figlio nascesse.
Nel profondo sentivo che, per prendermi cura di lui, avrei dovuto abbattere muri, costruire ponti e far entrare un po’ di luce. Il tutto, dentro me stessa.
Credo che essere un genitore consapevole rappresenti una sfida innanzitutto con se stessi e che, per diventarlo, occorra sviluppare una attitudine alla vita empatica e, soprattutto, autentica.
E mentre viviamo ogni giorno nella piena consapevolezza di ogni attimo, valutando e adattando la nostra direzione quando necessario, i nostri figli crescono, e noi con loro.
Ebbene, tutto questo nulla ha a che vedere con la perfezione.
Ha più a che fare con la cura, l’umiltà, la qualità e con l’intenzionalità con cui si sceglie di imparare ogni giorno dai propri errori e di educare all’essere oltre che al fare e al raggiungere.
Tutto questo ha a che fare, in parte, anche con i nostri vecchi schemi mentali, installati nella nostra mente durante la nostra infanzia, e con la nostra personale scelta, di riadottarli o riadattarli al momento presente, rispetto a chi siamo noi e a chi sono i nostri figli.
Si tratta di un processo: conoscere se stessi è un lavoro impegnativo, che non dura un giorno, un mese, un anno ma una vita intera.
È un fiume che scorre e che ci permette di imparare a gestire le nostre correnti emozionali laddove queste si intersecano con quelle dei nostri figli.
Significa abbassare il volume delle nostre aspettative, dei nostri timori e delle nostre preoccupazioni.
Ecco il potere della consapevolezza, è tutto qui.
La consapevolezza è uno strumento.
Una sorta di dispositivo mobile sempre a nostra disposizione, che possiamo allenare coltivando pazienza e curiosità.
E che ci permette di vedere dentro noi stessi, limitando le reazioni automatiche e gestendo in maniera più efficace le situazioni difficili che potrebbero minare il benessere all’interno del rapporto con i nostri figli.
Scegliere di essere un genitore consapevole, talvolta, può addirittura significare fare pace con se stessi e dare valore alla propria esperienza interiore.
Per poter essere in grado di fare altrettanto con i propri figli.
Il figlio assomiglia all’inconscio: ci ricorda che non siamo padroni in casa nostra… Ci obbliga a una operazione di decentramento. Il tempo della vita non coincide più con il tempo della nostra vita ma acquista una profondità nuova.
(Massimo Recalcati)